Sedicimila medici in eccesso

Circa 16 mila medici, 1.227 primari e 4.251 vice-primari in più rispetto agli standard di posti letto per medico calcolati in base alla media delle Regioni senza piani di rientro. È lo scenario possibile con l'applicazione del Patto per la salute. Oltre gli standard sono soprattutto le Regioni con forti deficit, quasi tutto il Sud e i policlinici universitari. Sul versante medici, il Consiglio dei ministri ha dato un via libera "lampo" al contratto dopo la risposta dell'Aran alle osservazioni dell'Economia.

La massima concentrazione di camici bianchi per paziente è in Calabria: dove ogni medico ha meno di un malato da seguire. Per non parlare dei primari e dei vice: i dirigenti di struttura complessa calabresi si contendono poco più di dieci pazienti per uno, mentre i loro aiuti (i dirigenti di struttura semplice) hanno solo quattro pazienti da seguire. Molto simile la situazione in Campania dove si conta un letto per ogni medico e ci sono un primario ogni 13 pazienti e un aiuto ogni cinque malati. Anche in Sicilia c'è poco più di un letto a medico, mentre ogni primario segue 14 pazienti e il suo vice solo sei.

Se questi sono i casi eclatanti del Mezzogiorno non mancano comunque eccezioni virtuose anche al Sud: come il Molise che ha gli standard della Lombardia. Entrambe le Regioni hanno 2 letti a medico, un primario ogni 23-24 pazienti e un aiuto primario ogni 13-14 letti. Le altre Regioni, soprattutto quelle del Centro-nord, si attestano su numeri più o meno vicini: 1,5 letti a medico, un primario ogni 15-20 letti e un vice ogni 8-15 pazienti.

I medici universitari che spesso, pur rappresentando non più di un quarto di tutti i camici bianchi in organico, dirigono la maggior parte delle strutture complesse e dei dipartimenti assistenziali integrati. Possono andare in pensione a 72 anni mantenendo anche la direzione dell'attività assistenziale. Senza contare che la nomina a primario avviene per gli universitari per investitura diretta senza alcuna possibilità di scelta per il direttore generale. Per di più senza valutazione all'inizio o al termine dell'incarico, anche se prevista dalle leggi. Non è prevista, infine, la possibilità di licenziamento o recesso a differenza degli ospedalieri. Mentre l'orario assistenziale è praticamente dimezzato nei confronti dei medici ospedalieri con pretesa di selezione delle attività (no alle guardie, sì alla attività in sala operatoria).

Fonte: Sanità del Sole 24 Ore dal 6 al 12 aprile, pag. 1, 2-5.

 

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